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VOGLIAMO PANE, NON OIL: grumo di resistenza contadina / INTERVISTA

  • Categoria dell'articolo:Bologna
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In Italia, come nella maggior parte dei paesi occidentali, viene data priorità alla Grande Distribuzione Organizzata piuttosto che ai mercati locali, schiacciando così i piccoli agricoltori, vittime degli eventi climatici estremi e dell’innalzamento delle temperature causati dal cambiamento climatico. Oltre che dal clima questi attori sono afflitti dalla speculazione infrastrutturale come nel caso della costruzione di 8 nuovi distributori nel comune di Bologna.
Ne abbiamo parlato con alcuni membri del comitato “Vogliamo pane non oil”.


Quando e come è nato il comitato?
Nel 2018 dopo la discussione del piano operativo comunale idrocarburi viene approvata la costruzione di 7 nuovi grandi distributori. I quartieri interessati dai lavori, dopo essere stati consultati, hanno dato parere favorevole all’aggiunta dei distributori, a patto che non venissero costruiti su terreno agricolo e che prima di iniziare i lavori venissero fatti degli studi di impatto ambientale. Successivamente, il consiglio comunale ha deliberato la costruzione dei distributori tutti su terreno agricolo, non rispettando le richieste dei cittadini.
In risposta a questi eventi nasce il comitato “Vogliamo pane, non oil” che si oppone alla costruzione dei distributori su suolo agricolo e al consumo di suolo. Nel 2020 viene poi approvata la costruzione di un ottavo distributore.


Quali zone sono interessate e come si collega questo progetto all’allargamento del Passante?
Le zone coinvolte riguardano terreni agricoli, alcuni classificati come cunei agricoli di pregio, coltivati fino al momento di approvazione della delibera.
Unendo tutti i distributori programmati si ricostruisce il percorso del Passante, infrastruttura interessata da un progetto di ampliamento di Società Autostrade, mostrando che la costruzione degli stessi è funzionale alle uscite ed entrate della tangenziale e dell’autostrada.
Il Comune ha portato avanti la visione per cui sono necessari più distributori per diversificare l’offerta di stazioni di rifornimento, nonostante la necessità di ridurre il consumo di idrocarburi a causa del cambiamento climatico.
I nuovi distributori possono arrivare fino a 1 ettaro di grandezza e sono quindi funzionali soprattutto al trasporto merci e alla grande distribuzione organizzata.
Con il progetto di allargamento del Passante, inoltre, verranno allargati anche gli adduttori alla tangenziale e autostrada, mostrando ulteriormente il collegamento diretto tra i due progetti, finalizzati entrambi a favorire la grande distribuzione organizzata.


Ci raccontate quali iniziative avete organizzato in risposta?
Abbiamo cercato di accedere agli atti per vedere se ci fosse qualcosa di non corretto a cui poter fare appello, ma secondo il Comune era tutto regolare. Abbiamo provato ad ampliare il discorso per poter portare l’attenzione delle persone al problema, senza grandi successi.
Le reti alimentari contadine bolognesi congiuntamente cercano di trasmettere ai cittadini come la produzione locale debba essere preferita rispetto a quella derivante dalla grande distribuzione organizzata, potendo soddisfare il fabbisogno cittadino.
Il sistema agroalimentare si basa più sull’importazione che sulla produzione locale. Contrariamente a quanto si pensi in Italia si produce grano in grande quantità, ma questo viene utilizzato principalmente per uso mangimistico.
A causa di ciò, il costo del grano ha subito un deprezzamento, sfavorendo la produzione da parte degli agricoltori e facilitando così i Comuni nell’accaparrarsi terreni poco difesi. Un modo per opporsi a questo e per fare politica sarebbe diventare consapevoli dei propri acquisti, preferendo i prodotti locali a quelli della grande distribuzione organizzata, riportando consapevolezza dei processi alimentari alle persone.


Quali iniziative avete in programma per i prossimi mesi?
Abbiamo pensato a delle “biciclettate del pane” in cui vorremmo coprire tutti le aree che verranno occupate dai distributori, per andare a vedere la situazione attuale. Il nostro obiettivo sarebbe quello di mangiare del buon pane e far sentire la differenza nel sapore rispetto a quello del pane acquistato presso la grande distribuzione.
Vorremmo che questi eventi fossero il più partecipati possibile in modo da ristabilire il patto storico tra città e campagna, da tempo abbandonato.