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Passante: il Comune prende in giro l’assemblea cittadina

  • Categoria dell'articolo:Bologna
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Con un’intervista sull’edizione cartacea de La Repubblica Bologna, la vicesindaca con delega all’ambiente Emily Clancy ha annunciato che l’amministrazione comunale avrebbe accettato tutte le raccomandazioni dell’assemblea cittadina sul clima, «uno strumento – ricorda Clancy – attivato dalla maggioranza delle consigliere e dei consiglieri». Tra le raccomandazioni dell’assemblea cittadina c’è anche quella di «fare una valutazione dell’impatto sanitario che il Passante di Mezzo avrà sulla salute della cittadinanza bolognese».

E, invece, l’amministrazione comunale la Valutazione di Impatto Sanitario non la vuole fare, come conferma la vicesindaca nell’intervista. Che, invece, dichiara che verrà realizzata una sorveglianza sanitaria, peraltro già prevista dal voto con cui la maggioranza di Palazzo d’Accursio ha approvato il progetto di allargamento dell’infrastruttura nel 2021: il principio di precauzione secondo cui prevenire è meglio che curare non è di casa nelle stanze delle istituzioni bolognesi.

È evidente che le due cose sono molto diverse, e che l’amministrazione comunale usa l’assemblea cittadina per legittimare la propria posizione favorevole all’infrastruttura e mettere a tacere il punto di vista di migliaia di bolognesi che – da anni – chiedono un cambio di passo su salute e crisi climatica. «Sul Passante – dice infatti la vicesindaca – realizzeremo una sorveglianza sanitaria proprio perché era stata chiesta la valutazione di impatto sanitario, che non è tecnicamente possibile perché è attivabile solo dal proponente e dall’autorità competente nell’ambito del procedimento per l’approvazione dell’opera». Davvero un Comune come quello di Bologna, che sfida il Ministero delle Infrastrutture per salvaguardare la salute dei propri abitanti abbassando il limite di velocità in città, non ha la forza politica di imporre una Valutazione di Impatto Sanitario?  E non è in grado di promuovere una Valutazione di Impatto Sanitario in maniera autonoma, chiedendo nel frattempo una moratoria sull’opera per capire – prima di accendere i motori delle ruspe, e non a cantiere ultimato – se ci siano delle conseguenze negative sulla salute degli abitanti? E, infine, davvero la Valutazione di Impatto Sanitario dovrebbe farla il proponente – cioè chi ha l’interesse economico a realizzare l’opera – e non l’amministrazione comunale, ovvero chi ha il dovere di tutelare la salute dei cittadini?

Secondo la vicesindaca non è possibile realizzare una Valutazione di Impatto Sanitario «per via dello stato di avanzamento dell’opera, perché è uno studio che si fa in fase di progettazione». Peccato che questa richiesta sia stata fatta più di due anni fa da decine di associazioni e che, nel frattempo, avremmo già i risultati. E, in ogni caso, questa giustificazione mette in chiaro una cosa: l’infrastruttura di asfalto e cemento vale più della salute di migliaia di bolognesi. Affermare che un progetto così impattante sia in uno stato troppo avanzato per valutare le conseguenze di quell’infrastruttura – peraltro già esistente e in esercizio – sulla salute delle/dei bolognesi, sarebbe come dire che, siccome ormai i motori delle automobili sono troppo potenti, non è possibile imporre dei limiti di velocità per tutelare la salute degli utenti della strada.

In queste settimane i livelli di inquinamento atmosferico nella Pianura Padana sono ben al di là dei limiti tollerabili per la salute. Tra le cause – dicono gli studi – vi è anche il trasporto su gomma. In una situazione d’emergenza come questa, quale migliore occasione per fermarsi, chiedere una moratoria sul progetto di allargamento e soddisfare la richiesta non solo dell’assemblea cittadina, ma di tante associazioni e comitati del territorio? Invece, la risposta di Palazzo d’Accursio è: ruspa!

«Il riscaldamento globale – si legge nell’intervista – richiede coraggio». A Palazzo d’Accursio, però, il coraggio di dire che la salute e la qualità della vita di chi vive il territorio vengono prima di un investimento infrastrutturale che produrrà più cemento, più traffico, e più inquinamento, ancora non s’è visto.