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Bonaccini e l’alluvione: moratoria per Passante e rigassificatore, subito

  • Categoria dell'articolo:Bologna
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Si è affrettato ad affermare che lui non è un cementificatore. Ha ricordato che la sua amministrazione regionale ha approvato una legge per fermare il consumo di suolo, e che lui ha ben chiare le dimensioni della crisi climatica. Eppure, come ricorda Luca Martinelli su Il Manifesto, “tra le pieghe del Rapporto che ogni anno Ispra dedica al tema della impermeabilizzazione del suolo c’è una scomoda verità: in Emilia-Romagna si consuma suolo perfino nelle aree protette (più 2,1 ettari nel 2020-2021), nelle aree a pericolosità di frana (più 11,8 ettari nel 2020-2021) e nelle aree a pericolosità idraulica, dove la regione amministrata da Stefano Bonaccini vanta un vero e proprio record, essendo la prima in Italia per cementificazione nelle aree alluvionali”.

In particolare, al 2021 la regione ha 200.320 ettari cementificati, pari all’8,9% del proprio territorio, e il consumo di suolo è continuato anche dopo l’approvazione della legge regionale 24/2017, che l’Emilia-Romagna richiama a propria difesa.

Qualcosa, insomma, non torna, e, come stanno sottolineando in questi giorni tante/i ricercatrici e ricercatori, la catastrofe che ha colpito i nostri territori è il frutto di due fattori che si sono combinati tra loro: la crisi climatica, che produce lunghi periodi di siccità alternati da brevi piogge intense, e la cementificazione del territorio, che ruba spazio crescente all’acqua rendendo devastanti gli effetti delle piene.

Quel che oggi questa alluvione rende evidente è l’irresponsabilità di chi è stato avvisato per anni dalla comunità scientifica e dalle/dagli esperte/i, e ha fatto sempre finta di non sentire, per poi provare, in questi giorni drammatici, a ripulire la propria immagine con post che raccontano la grande solidarietà di migliaia di persone accorse a spalare fango.

Ma quel fango è anche il frutto di scelte politiche e amministrative che hanno fatto di questa regione una delle aree più cementificate d’Europa. Ne sono responsabili gran parte dei sindaci e dei consigli comunali, la Giunta regionale e la maggioranza che la sostiene, e coloro che si sono alternati al governo nazionale. E, se il progetto di allargamento del Passante di Mezzo è l’opera simbolo dell’irresponsabilità di chi continua ad anteporre i profitti al benessere e alla cura collettiva, Stefano Bonaccini è l’amministratore simbolo di questa irresponsabilità.

Lui, che parla con orgoglio di Motor Valley, è, tra le altre cose, il Commissario straordinario per la realizzazione del rigassificatore di Ravenna, che ci costringerebbe ad altri decenni di dipendenza dalle fonti fossili colpevoli del riscaldamento globale; lui è il principale sponsor – spalleggiato, in questo, dal sindaco di Bologna Matteo Lepore – di Società Autostrade che, in Emilia Romagna, vuole investire sette miliardi di euro per allargare le principali autostrade che attraversano la regione – facendo perno sul potenziamento del Passante di Mezzo di Bologna – mentre le strade essenziali per la quotidianità di tante comunità sull’Appennino sono franate sotto il peso dell’incuria del territorio.

Il Presidente della Regione, in questi giorni, ha ribadito che «ricostruiremo tutto, su questo non ho dubbi». Perché quel che conta, in fondo, è rimettere in moto la betoniera, come abbiamo già visto dopo altre catastrofi. Una scelta che getta le premesse per nuove alluvioni.

Questo, invece, è il momento di fermarsi, di lasciare ai fiumi ciò che si sono ripresi con la forza, di bloccare ogni metro quadrato di cementificazione e asfalto inutile, e di ripensare da cima a fondo il sistema in cui viviamo e il futuro che vogliamo costruire. Un compito insostenibile per Stefano Bonaccini, abituato a girare con la cazzuola in mano.

E allora, gliela facciamo noi una prima proposta per dimostrarci che dagli eventi drammatici di questi giorni ha imparato qualcosa: moratoria immediata per i progetti del rigassificatore di Ravenna e del Passante di Bologna, perché è tempo di fermare le emissioni climalteranti e l’impermealizzazione del territorio che queste due infrastrutture ben rappresentano. 

Ma Stefano Bonaccini avrà imparato qualcosa?