Passante di Mezzo: le FAQ

Che cos’è il ‘Passante di Mezzo’?

Il cosiddetto ‘Passante di Mezzo’ è il progetto di allargamento dell’attuale tracciato di autostrada e tangenziale che va da San Lazzaro a Borgo Panigale e attraversa Bologna a pochi chilometri dal centro storico, per un totale di 13 chilometri. Il progetto prevede di allargare la striscia di asfalto dalle attuali 12 corsie a 18 corsie nel tratto centrale, e a 16 corsie nella parte restante, asfaltando ulteriori 21 ettari di terreno.
L’allargamento di autostrada e tangenziale renderà il traffico più scorrevole?No. A causa del fenomeno della domanda di traffico indotta allargare un’autostrada non riduce il traffico ma lo fa aumentare, perché più si facilita l’uso dell’automobile, più se ne incoraggia l’utilizzo. Sono molti gli studi a riguardo e anche gli esempi pratici che lo dimostrano, il più famoso è quello della Katy Freeway di Houston: allargata fino a 20 corsie nel 2011 e costata 2,8 miliardi di dollari, dopo pochi anni i tempi di percorrenza sono aumentati del 30%.

Dopo l’allargamento, il traffico sull’autostrada e sulla tangenziale di Bologna aumenterà?

Sì. Lo confermano le stime di Autostrade per l’Italia. Attualmente sul Passante viaggiano in media 155 mila veicoli al giorno e, secondo le stime prudenziali presentate in fase di progetto, dopo l’allargamento transiteranno 180 mila veicoli al giorno, più di 65 milioni ogni anno.

L’allargamento di un’autostrada può essere un investimento per salvaguardare l’ambiente e la salute pubblica?

Il sindaco di Bologna ha definito il Passante di Mezzo “l’opera simbolo della transizione ecologica”, ma un’autostrada non ha niente a che fare con l’ecologia. L’attuale infrastruttura produce, secondo le stime, il 40% dell’inquinamento da traffico veicolare del Comune di Bologna e, dopo l’allargamento, questa percentuale salirà al 50% (fonte: Autostrade per l’Italia). Al contempo, aumenteranno anche le emissioni di CO2 che, secondo Società Autostrade, nel 2040 saranno pari a 266.000 tonnellate all’anno, superiori di 1.850 tonnellate all’anno rispetto allo scenario senza allargamento. Nell’ordine del giorno con il quale il Consiglio Comunale di Bologna ha approvato il progetto sono state suggerite delle misure di compensazione e mitigazione ambientale, che diversi scienziati – tra cui il prof. Vincenzo Balzani (link intervista) – hanno definito inutili o comunque irrilevanti (vernici fotocatalitiche, elettrofiltri, elettrificazione di parte del tracciato), mentre quelle che potrebbero essere utili (installazione di pannelli fotovoltaici e creazione di zone alberate) andrebbero fatte subito indipendentemente dall’allargamento del Passante di Mezzo. Inoltre, gran parte di queste proposte sono state rimandate ad una indeterminata “fase due” per cui non sono chiari né i tempi, né i fondi a disposizione. Già dieci anni fa, durante la realizzazione della terza corsia dinamica, era stata prevista a valle della Valutazione di Impatto Ambientale l’installazione di centraline fisse per il rilevamento degli inquinanti che, però, non è mai avvenuta. Recentemente i cittadini hanno chiesto la realizzazione di una Valutazione di Impatto Sanitario per capire quanto impatta il Passante sulla salute dei cittadini, richiesta a cui Comune di Bologna e Regione Emilia Romagna non hanno mai dato risposta.

E la qualità dell’aria di Bologna?

La Pianura Padana è una delle aree più inquinate d’Europa (link a immagine satellitare). A Bologna la qualità dell’aria è spesso pessima, e questo ha delle gravi conseguenze sulla salute dei cittadini. Naturalmente, il Passante ha un ruolo importante sulla qualità dell’aria bolognese; secondo gli studi presentati dai progettisti e i documenti redatti per la Valutazione di Impatto Ambientale, la quantità di PM10 generate dal transito di veicoli sul Passante potrebbe restare invariata, se si verificasse lo scenario di rinnovo del parco auto utilizzato da Autostrade, oppure aumentare fino al 17% se il parco auto restasse quello attuale. Tra questo scenario molto pessimista e quello molto ottimista di Autostrade, tutti gli scenari intermedi porterebbero a un aumento delle polveri sottili. Il crollo delle immatricolazioni di nuove auto degli ultimi anni, dovuto al rallentamento dell’economia innescato dalla pandemia, rende realistici gli scenari più pessimisti. Per quanto riguarda i cambiamenti climatici, poi, il Rapporto “MobilitAria 2022”, curato da Kyoto Club e dell’Istituto sull’inquinamento atmosferico del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Iia), in collaborazione con Isfort – Osservatorio Audimob, mette in luce il pesante contributo del Passante di Bologna alle emissioni climalteranti del nostro territorio. Il rapporto afferma che a Bologna negli ultimi vent’anni le emissioni di CO2 del settore dei trasporti su strada “hanno subito un incremento del 30%”. E – aggiunge il rapporto – “il trend del contributo delle emissioni è in incremento per la CO2 anche nel 2019 e si attesta al 50% del totale”. Dal rapporto “emerge che nelle aree metropolitane […] in cui ricadono importanti arterie autostradali e/o tangenziali, si osservano i valori percentuali più alti”.

Qual è l’alternativa all’allargamento del Passante di Mezzo?

L’allargamento del Passante di Mezzo costerà più di 2 miliardi di euro, secondo le dichiarazioni di Comune e Regione. È un investimento che si basa sull’aumento del traffico e quindi dell’inquinamento, con conseguenze sulle condizioni di salute dei cittadini. Alla fine gli unici che ci guadagnano sono Autostrade per l’Italia e i produttori di combustibili fossili e di automobili. Vista l’emergenza climatica sempre più incombente, e per migliorare la vita e la salute dei bolognesi, quei soldi andrebbero spesi per migliorare il trasporto pubblico in città, potenziare il Sistema Ferroviario Metropolitano che è enormemente sottoutilizzato, spostare le merci su rotaia e non più su gomma (attualmente solo il 13% delle merci nazionali viaggia sui treni). Il già citato rapporto Mobilitaria afferma che l’allargamento del Passante di Mezzo è “un progetto a sostegno del traffico veicolare privato, che appare in contraddizione con le previsioni del Pums metropolitano, che prevederebbe una riduzione significativa del traffico privato in automobile dell’area bolognese: dal 57% attuale al 41% al 2030”. E ancora: “il punto resta togliere traffico dalle strade, non tentare di fluidificare il traffico allargando l’asfalto e cercare poi di mitigare l’operazione con filtri, barriere e tecnologie innovative previste dal progetto”. Se ci fosse la volontà politico-economica di intraprendere la strada indicata da ricercatori e scienziati, ci sarebbero meno automobili in circolazione e il traffico su autostrada e tangenziale diminuirebbe, rendendo inutile il loro ampliamento.