Il 12 aprile è in programma a Bologna il Climate Pride. In questi mesi la città è stata attraversata da un percorso verso gli spazi delle ecologie urbane, che ha intersecato il processo di discussione nazionale verso gli Stati generali della giustizia climatica e sociale. Le esperienze di questi anni hanno fatto maturare la consapevolezza dei legami tra il riscaldamento globale e le ingiustizie sociali. È in questo quadro che tante ricercatrici e tanti ricercatori hanno iniziato a studiare ed approfondire la dimensione sociale della crisi climatica, domandandosi come questa impatti sul lavoro, le migrazioni, gli spazi urbani, e più in generale sulla vita sociale.
La suggestione di costruire spazi per le ecologie urbane si intreccia con il bisogno di dare concretezza a tanti percorsi di ricerca e di trovare forme per mescolare scienze dell’accademia e saperi pratici distribuiti ovunque in città: c’è un estremo bisogno di diffondere conoscenze specialistiche, così come c’è una altrettanto urgente necessità di farle comunicare con le esperienze, i vissuti, le competenze e i bisogni di chi vive i territori. È l’ottica della citizen science, costitutivamente aperta, in cui la direzione dello scambio è biunivoca e il piano di confronto è la pari dignità. Per questo, nell’immaginare spazi per le ecologie urbane, pensiamo che questi possano essere anche luoghi nei quali costruire conoscenza collettiva ed interdisciplinare, riconoscimento reciproco di chi porta saperi diversi, costruzione di alleanze per il benessere comune.
Un esempio in questo senso è la Climate Justice University, il cui spunto fondativo riprendeva la rivendicazione principale del movimento universitario End Fossil, il quale ha ottenuto dalle Università di Barcellona la disponibilità a costruire un insegnamento trasversale a TUTTI i corsi di laurea, da sostenere nel corso del primo anno, interamente dedicato alla crisi climatica. La speranza che l’Università di Bologna seguisse l’esempio catalano non si è, per ora, tradotta in realtà, ragion per cui la CJU continua a perseguire autonomamente il proprio obiettivo. Anche per questo, tuttavia, c’è bisogno di spazio: e quale luogo migliore di quello in cui si sperimentano le ecologie urbane, per produrre conoscenza condivisa e assumersi collettivamente la responsabilità politica di affrontare questa minaccia esistenziale?
PRIMI FIRMATARI
Emanuele Leonardi, Dipartimento di Sociologia e Diritto dell’Economia, Università di Bologna
Valentina Cappi, Dipartimento di Interpretazione e Traduzione, Università di Bologna
Salvatore Paolo De Rosa, Università di Copenhagen (Visiting Scholar UNIBO)
Federico Fabiano, ISAC-CNR
Michele Filippini, Dipartimento delle Arti, Università di Bologna
Daniel Andrew Finch-Race, Dipartimento di Storia Culture Civiltà, Università di Bologna
Paola Govoni, Dipartimento di Filosofia, Università di Bologna
Sandro Mezzadra, Dipartimento delle Arti, Università di Bologna
Pierluigi Musarò, Dipartimento di Sociologia e Diritto dell’Economia, Università di Bologna
Tim Raeymaekers, Dipartimento di Storia Culture Civiltà, Università di Bologna
Paolo Savoia, Dipartimento di Filosofia, Università di Bologna
Andrea Zinzani, Dipartimento di Storia Culture Civiltà, Università di Bologna
Timothy Raeymaeker, Dipartimento di Storia Culture Civiltà, Università di Bologna
Claudio Coletta, Dipartimento di Filosofia, Università di Bologna
Andrea Morsolin, Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari, Università di Bologna