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14 maggio – Riprenderci la città: portiamo le ecologie urbane a Palazzo d’Accursio

  • Categoria dell'articolo:Europa
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Il primo Climate Pride di Bologna è stata una giornata intensa, potente e suggestiva. Intensa, perché la street parade ha attraversato per ore la città; potente, perché migliaia di persone hanno ballato ed evocato ecologie urbane dal basso; suggestiva, perché ha lanciato il terreno delle pratiche collettive per mettere in soffitta una ‘transizione dall’alto’ fallimentare, e costruire le forme sociali per vivere nella crisi climatica. Sono le parole, i suoni, gli immaginari che il 14 maggio vogliamo portare, a partire dalle 17:00, a Palazzo d’Accursio, per affermare che gli spazi delle ecologie urbane sono processi collettivi, reticolari, indipendenti, sociali.

Il 12 aprile abbiamo parlato delle tante facce della foresta di cemento in cui viviamo, e del sistema di ingiustizie globali che esso rappresenta: dalla corsa agli armamenti a quella alle infrastrutture che divorano suolo e perpetuano le fonti fossili, passando per la devastazione delle montagne e le alluvioni. Abbiamo letto gli striscioni calati da Carracci Casa Comune e rilanciato verso il Rivolta Pride; abbiamo disegnato una prospettiva olistica con la quale costruire le nostre pratiche sociali.

Desigillare, forestare: non sono soltanto azioni per affrontare il disastro ambientale provocato da secoli di colonizzazione delle nature umane e non umane, ma verbi con i quali parlare di diritto alla casa, alla mobilità, al lavoro, al tempo libero, alle diversità. Costruire ecologie urbane significa assumere che la nostra vita è una e tanta, che ha bisogno di spazi liberi nei quali progettare e sperimentare, socializzare e condividere, testare e diffondere. Un incrocio di saperi, pratiche, bisogni, sogni, che vogliamo e possiamo concretizzare nello spazio urbano attraverso il fare e l’agire. Per questo, abbiamo indicato collettivamente l’area dell’ormai ex Ippodromo come lo spazio nel quale testare questa sfida: cosa sarebbe una foresta urbana fatta crescere da centinaia di mani che rimuovono asfalto, creano vivai sociali, orti collettivi, semenzai di saperi? Quanto sarebbe importante lasciar crescere un bosco in una delle zone più calde e più densamente popolate della città? Cosa rappresenterebbe per i nostri quartieri uno spazio pubblico e collettivo per la discussione e la pratica di azioni ecologiche? Quanti intrecci potrebbero nascere dall’incontro tra le scienze dell’accademia e le scienze della strada? Quanta potenza sociale potrebbe sprigionarsi dal fare transizione dal basso?

In tante parti del mondo, togliere asfalto e moltiplicare la vegetazione sono evocate non solo per affrontare le conseguenze climatiche e sociali del riscaldamento globale, ma anche per ripensare radicalmente la città: non parcheggio a cielo aperto, non piattaforma per la logistica, non dehors per la turistificazione, ma territorio attraversato dal suolo, dalle acque, dalla vegetazione. E dalle persone: perché è del nostro spazio quotidiano che abbiamo bisogno, in un tempo in cui affittare una casa, frequentare iniziative culturali, spostarsi liberamente, sono diventati beni di lusso e non dimensioni sociali del nostro vivere insieme la città.

Al termine del Climate Pride abbiamo lasciato a Piazza dell’Unità alcuni piccoli artefatti collettivi: due panche e un ‘Talea Crossing’ costruiti con materiali di recupero ed energie comuni, a raccontare simbolicamente cosa potrebbero rappresentare le ecologie urbane nei nostri quartieri. Abbiamo verbi e azioni da concretizzare. Abbiamo idee ed energie. Abbiamo progetti concreti e competenze per realizzarli. Abbiamo convergenze e relazioni. Le tante soggettività che hanno attraversato il Climate Pride hanno dimostrato di essere una ciurma ricca e plurale, e di avere tutto ciò che serve per sperimentare una visione socialmente integrata dello spazio urbano, che vogliamo mettere  insieme ‘a Terra’: costruire la transizione dal basso, riprenderci le città, generare commons urbani.

Vi invitiamo il 14 maggio dalle 17:00 a Palazzo d’Accursio, con le idee, gli artefatti, le pratiche culturali e artistiche, le voci e le suggestioni che vogliamo concretizzare.  Fare dell’ex Ippodromo la foresta delle ecologie urbane è una grande e ambiziosa visione collettiva per attraversare l’intera città: why not?